Gli abusi della manipolazione
Che la persuasione sia un dato naturale della vita sociale e che ogni relazione
comporti delle azioni per indurre l’altro a conformarsi ai propri desideri è così
evidente da non dover essere oggetto di discussione. Ciò che invece merita una
riflessione è la pretesa di alcuni di far discendere da questa basilare osservazione
il concetto che non esista nulla che assomigli a quella “manipolazione
mentale” di cui parlano molti studiosi ed attivisti preoccupati degli esisti della
sottomissione acritica degli adepti ai culti abusanti. Se la persuasione è naturale
è quindi lecita, se l’individuo ha il libero arbitrio, potrà quindi scegliere se
affidarsi o no al proprio persuasore. Questa logica che potrebbe essere confutata
da un rivenditore di auto usate - che quanto a persuasione qualche titolo ad espri-
mersi lo avrebbe -, è invece ostinatamente portata avanti da esperti e sedicenti
difensori della libertà di scelta. Tale riduzione ai minimi termini della comples-
sità dell’azione umana e delle dinamiche sociali permette a questi ai partigiani
dei culti, anche i più controversi, di bollare una teoria scientifica, quella sulla
manipolazione mentale, come un mito, e la diffusione di informazioni critiche
sulle “sette” come un’azione contraria ai diritti umani.